Danmachi: Ascensione Cinerea
Nome del Protagonista: Kael (derivato da "caelum" - cielo, per la sua ambizione, e un suono che può suonare solare o freddo)
Capitolo 1: Un Incontro Oltre Ogni Logica
Kael si stropicciò gli occhi, la luce del sole mattutino che filtrava fastidiosamente attraverso le tende della sua camera da letto. Un altro giorno, un'altra routine. Scuola, qualche videogioco, forse un'uscita con gli amici se ne avesse avuto voglia. Era una vita... normale. Terribilmente, prevedibilmente normale. Sospirò, gettando le gambe fuori dal letto. Aveva diciassette anni e un vago senso di insoddisfazione che gli serpeggiava dentro da tempo, come un tarlo silenzioso.
Mentre si dirigeva in cucina, ancora mezzo addormentato, si bloccò. Seduto al suo tavolo, con una tazza di caffè fumante in mano (da dove diavolo era spuntato il caffè?), c'era una figura. Non era umano, Kael lo capì all'istante. L'essere emanava un'aura di potere così vasta da far sembrare l'universo stesso un granello di polvere al confronto. Non era minaccioso, più... divertito.
"Buongiorno, Kael. O dovrei dire, dormiglione?" la voce dell'entità risuonò nella sua mente, calma e melodiosa, ma con un sottofondo di antica conoscenza.
Kael, stranamente, non urlò. Forse era lo shock, o forse l'aura dell'essere che imponeva una sorta di calma innaturale. "Chi... cosa sei?" riuscì a balbettare.
"Puoi chiamarmi ROB, se preferisci le etichette. Sono un Osservatore, un Viaggiatore, un Tessitore di Realtà... scegli tu. Diciamo solo che mi annoiavo." L'entità fece un gesto vago con la mano libera. "E tu, ragazzo mio, sei stato scelto per alleviare la mia noia."
"Scelto? Per cosa?" Kael si sentiva come se stesse sognando.
"Per un'avventura, ovviamente!" il ROB sorrise, un sorriso che sembrava contenere la luce di mille stelle. "Ti offro una nuova vita, in un mondo a tua scelta, e per rendere le cose più... interessanti, ti concederò tre desideri. Senza regole capestro, senza tranelli. Chiedi e ti sarà dato, entro certi limiti di 'non distruggere il multiverso per capriccio', si intende."
Kael rimase in silenzio per un momento, il cervello che lavorava a pieno regime. Tre desideri. Una nuova vita. Era l'occasione per sfuggire alla monotonia, per diventare qualcosa di più. La sua mente corse veloce, valutando le possibilità. Non sprecò tempo a chiedere 'perché io?'. Non importava. L'opportunità era lì.
"Okay," disse Kael, la sua voce ora più ferma. "Ci sto. Per i miei desideri..." Rifletté intensamente. Aveva bisogno di qualcosa che gli desse un vantaggio duraturo, qualcosa di fondamentale.
"Primo," iniziò, "desidero un'abilità che mi permetta di crescere e imparare a una velocità esponenzialmente superiore a chiunque altro. Non solo fisicamente o magicamente, ma in ogni aspetto."
Il ROB annuì, un lampo di approvazione negli occhi. "Una scelta saggia. Massimizzare il potenziale di apprendimento. Concesso."
"Secondo," continuò Kael, sentendo un brivido di eccitazione, "desidero un potenziale intrinseco superiore a quello di qualsiasi altro essere nel mondo in cui andrò. Che non ci siano limiti artificiali alla mia forza, che possa sempre superare ogni vetta."
"Ambizione, mi piace!" Il ROB sogghignò. "Potenziale illimitato, o quantomeno, talmente vasto da sembrare tale. Concesso. Questo si legherà bene al primo desiderio."
"Terzo," Kael esitò un istante. Questo era più un capriccio, ma poteva avere implicazioni interessanti. "Desidero il modello di un personaggio casuale. Aspetto fisico, intendo. Qualcosa che sia... esteticamente piacevole e funzionale, ma non voglio sceglierlo io. Sorprendimi."
Il ROB ridacchiò. "Oh, questo è divertente! Un pizzico di caos non guasta mai. Concesso. Sarà un modello versatile, te lo assicuro."
Kael tirò un sospiro di sollievo. I desideri erano stati espressi. "E per il mondo?"
"Qualche preferenza?" chiese il ROB, finendo il suo caffè.
Kael non ci pensò molto. C'era un mondo che aveva sempre catturato la sua immaginazione, un luogo di dei, mostri e avventure senza fine. "Vorrei trasmigrare nel mondo di Danmachi."
"Orario, la città labirinto. Scelta popolare, ma con le tue nuove capacità, potresti davvero lasciare il segno." Il ROB si alzò. "Bene, Kael. Preparati. Ah, un piccolo dono d'addio da parte mia."
Un'interfaccia traslucida apparve davanti agli occhi di Kael.
{Sistema Attivato}
{Benvenuto, Utente Kael}
{Funzioni Base:
Stato Distribuzione Attributi (derivanti dal Potenziale Superiore) Inventario (Vuoto) Funzione Multiverso (Bloccata - Requisito: Raggiungere un livello di potere sufficiente per la sopravvivenza interdimensionale)}
"Questo ti aiuterà a tenere traccia dei tuoi progressi e a gestire alcuni aspetti del tuo potenziale," spiegò il ROB. "La funzione multiverso è un progetto a lungo termine, non preoccupartene per ora. Concentrati su Orario."
Kael fissò il pannello, un sorriso quasi famelico che gli si dipingeva sul volto. Era perfetto.
"Ora," disse il ROB, la sua forma che cominciava a tremolare, "è tempo di andare. Quando ti sveglierai, sarai lì. Il tuo nuovo aspetto sarà già attivo. Buona fortuna, e cerca di non essere noioso."
Con un ultimo sorriso enigmatico, l'entità svanì. La cucina tornò normale, ma Kael non lo era più. Un'energia sconosciuta iniziò a pervaderlo, un senso di potere grezzo e illimitato. Poi, il mondo intorno a lui si dissolse in una luce accecante.
Capitolo 2: Risveglio a Orario
Un odore acre di polvere e pietra umida fu la prima cosa che Kael percepì, seguito da un mormorio lontano di voci e attività. Aprì gli occhi lentamente, sbattendo le palpebre contro una luce fioca che filtrava da una crepa in quello che sembrava un muro di mattoni. Era sdraiato su un terreno duro e freddo, in un vicolo stretto e buio.
Si mise a sedere, un gemito che gli sfuggiva dalle labbra. Il suo corpo si sentiva... diverso. Più leggero, più forte, più reattivo. Si guardò le mani: erano ben modellate, con dita lunghe e affusolate, pelle chiara ma non pallida. Si toccò il viso, sentendo lineamenti che non riconosceva come suoi, ma che percepiva come stranamente familiari, come se fossero sempre stati così. Si alzò in piedi, notando di essere più alto di prima, con una corporatura snella ma atletica. Il ROB aveva mantenuto la parola sul "modello casuale". Non sapeva chi fosse, ma si sentiva... giusto. I suoi vestiti erano semplici, quasi stracci, ma puliti.
{Stato}
{Nome: Kael}
{Livello: 1 (Base)}
{Età: 17}
{Attributi Primari (Non Falna):
Forza: 15
Resistenza: 15
Destrezza: 15
Agilità: 15
Magia: 10 (Latente)}
{Punti Attributo Disponibili: 0}
{Abilità Speciali:
Crescita Accelerata (Passiva): Apprendimento e sviluppo potenziati esponenzialmente. Potenziale Illimitato (Passiva): Nessun limite superiore alla crescita personale.} {Funzione Multiverso (Bloccata)}
Kael studiò il pannello del sistema con un ghigno. Anche senza Falna, i suoi attributi base erano già notevoli per un novellino. La "Magia Latente" era interessante; significava che aveva il potenziale per essa.
Con cautela, sbirciò fuori dal vicolo. Lo spettacolo che gli si parò davanti gli mozzò il fiato. Un'immensa torre bianca si ergeva verso il cielo, così alta da sembrare volerlo perforare: Babel. Intorno ad essa, una città brulicante di vita si estendeva a perdita d'occhio. Edifici di ogni forma e dimensione, strade lastricate piene di persone dalle orecchie a punta, code folte, e armature scintillanti. Nani, elfi, uomini bestia, e umani normali si mescolavano in un caotico e vibrante arazzo. Orario. Era davvero qui.
Un sorriso solare, quasi innocente, si aprì sul suo volto mentre usciva dal vicolo, mescolandosi alla folla. Osservava tutto con curiosità genuina, assorbendo ogni dettaglio. Gli avventurieri che tornavano dal Dungeon, stanchi ma con borse piene di drop. I mercanti che urlavano i prezzi delle loro merci. Le risate provenienti dalle taverne. C'era un'energia palpabile nell'aria, un misto di pericolo e opportunità.
Mentre camminava, un gruppo di avventurieri dall'aria rude lo urtò, facendolo quasi cadere.
"Ehi, pivello! Guarda dove metti i piedi!" ringhiò uno di loro, un uomo barbuto con un'ascia legata alla schiena.
Kael si raddrizzò, il sorriso solare ancora al suo posto. "Chiedo scusa, signore. Sono nuovo in città, un po' disorientato." La sua voce era calma e piacevole.
L'uomo lo squadrò, poi grugnì e si allontanò con i suoi compagni.
Appena si furono allontanati abbastanza, il sorriso di Kael svanì, sostituito da un'espressione gelida. I suoi occhi, di un colore grigio ardesia che sembrava cambiare a seconda della luce, si strinsero leggermente. Deboli e arroganti, pensò. Saranno i primi a cadere quando le cose si faranno difficili. Quella freddezza, quel cinismo, erano una parte di lui tanto quanto il carisma che mostrava in superficie. Erano la sua corazza, il suo scudo contro un mondo che sapeva essere spietato.
Per ora, però, doveva concentrarsi sui bisogni primari: cibo, un riparo, e soprattutto, una Falna. Senza quella, non sarebbe andato lontano nel Dungeon. La sua abilità di crescita e il suo potenziale avevano bisogno di quel catalizzatore divino per manifestarsi appieno.
Iniziò a vagare per la città, cercando informazioni, ascoltando conversazioni. Doveva trovare una divinità disposta ad accogliere un nuovo, sconosciuto membro nella sua Familia. E doveva farlo in fretta. La fame cominciava a farsi sentire, e le poche monete che aveva trovato nelle tasche dei suoi nuovi vestiti non sarebbero durate a lungo.
Nonostante le difficoltà iniziali, un senso di euforia lo pervase. Era libero. Era potente, o almeno lo sarebbe diventato. Il mondo era ai suoi piedi, pronto per essere conquistato. E lui non vedeva l'ora di iniziare.
Capitolo 3: La Dea del Focolare e una Promessa Silenziosa
I giorni successivi furono un misto di esplorazione e frustrazione per Kael. Orario era immensa, un labirinto di strade e quartieri, ognuno con la sua atmosfera distintiva. Aveva imparato a riconoscere le sedi delle Familia più grandi e famose: il palazzo imponente della Loki Familia, la fortezza della Freya Familia, il vivace quartiere della Hephaestus Familia. Tentare di unirsi a loro, però, si rivelò un'impresa ardua.
Le Familia più potenti erano esigenti, spesso chiuse a nuovi membri a meno che non si possedessero già abilità notevoli o raccomandazioni. Kael, con il suo aspetto da novellino e la mancanza di un passato verificabile, veniva respinto con cortese freddezza o, peggio, con sufficienza. Mostrava sempre il suo lato solare, la sua parlantina affabile, ma ogni rifiuto alimentava il freddo nucleo di determinazione e cinismo dentro di lui. Mi respingono ora, pensava, un sorriso impeccabile sul volto mentre si allontanava dall'ennesima porta chiusa, ma un giorno imploreranno per avermi.
Aveva anche scoperto che il cibo e l'alloggio costavano. Le sue poche monete si erano esaurite rapidamente, costringendolo a dormire in vicoli più appartati e a fare affidamento sulla sua astuzia per rimediare qualche pasto. Non era piacevole, ma rafforzava la sua risolutezza. La fame e il disagio erano ottimi motivatori.
Una sera, mentre il crepuscolo tingeva di viola il cielo sopra Babel, Kael si trovò in una zona più tranquilla della città. Era stanco, affamato, e la sua pazienza si stava assottigliando. Aveva sentito parlare di divinità minori, quelle con Familia piccole o appena formate, che potevano essere più disposte ad accogliere nuovi membri. Era a una di queste che stava puntando.
Si fermò davanti a una chiesa abbandonata e diroccata. Secondo le voci, qui risiedeva una dea solitaria, con pochissimi – o nessun – membro nella sua Familia. Era un tiro alla cieca, ma non aveva molto da perdere.
Con un sospiro, Kael bussò alla vecchia porta di legno. Dopo qualche istante, la porta si aprì con un cigolio, rivelando una giovane donna. Era minuta, con lunghi capelli neri legati in due code gemelle che le arrivavano quasi alle ginocchia, e grandi occhi azzurri. Indossava un semplice abito bianco con un nastro azzurro sotto il petto. Nonostante l'aspetto giovanile, emanava una debole ma inconfondibile aura divina.
"S-sì?" chiese lei, sorpresa, stringendosi quasi le mani al petto. Sembrava nervosa.
Kael sfoderò il suo sorriso più caldo e carismatico. "Buonasera, mia signora. Mi chiamo Kael. Sono nuovo in città e stavo cercando una Familia a cui unirmi. Mi è stato detto che forse lei potrebbe essere disposta ad ascoltarmi."
Gli occhi della dea si illuminarono di speranza. "Davvero? Vuoi unirti alla mia Familia?" la sua voce era piena di un'eccitazione quasi infantile. "Entra, entra! Prego, accomodati! Scusa il disordine, non ricevo molte visite."
Kael entrò. L'interno della chiesa era spoglio e polveroso, ma la dea, che si presentò come Hestia, lo accolse con un calore genuino che lo sorprese. Gli offrì del tè e dei biscotti stantii, che Kael accettò con gratitudine, mangiandoli come se fossero il pasto più prelibato del mondo, mantenendo la sua facciata affabile.
Ascoltò Hestia parlare della sua Familia – o meglio, della sua attuale mancanza di membri – e dei suoi sogni di renderla grande e rispettata. C'era una purezza e un'ingenuità in lei che Kael trovò quasi... rinfrescanti, sebbene una parte cinica di lui la considerasse semplicemente ingenua.
"Allora, Kael," disse Hestia, dopo avergli raccontato le sue disavventure finanziarie e la sua solitudine. "Perché vuoi unirti a una Familia piccola e senza nome come la mia, quando ci sono giganti come Loki o Freya?"
Kael la guardò negli occhi, il suo sorriso si addolcì, assumendo una sfumatura di sincerità calcolata. "Signora Hestia, non cerco la gloria riflessa di una Familia già affermata. Cerco un luogo dove poter crescere, dove il mio contributo possa fare davvero la differenza. E, a essere onesto, la sua passione e il suo calore mi hanno colpito. Preferisco iniziare dal basso con qualcuno che crede nei suoi membri, piuttosto che essere un numero in una folla."
Le guance di Hestia si imporporarono leggermente. "Oh, Kael... sei così gentile!" Squittì felice. "Allora è deciso! Ti do il benvenuto nella Hestia Familia!"
Il rituale per ricevere la Falna fu semplice. Hestia gli chiese di sdraiarsi sul piccolo altare improvvisato, si punse un dito e lasciò cadere una goccia del suo Ichor sulla schiena di Kael. Sentì un calore diffondersi attraverso il suo corpo, un formicolio intenso mentre il potere divino si fondeva con la sua anima.
Quando Hestia ebbe finito di incidere lo status sulla sua schiena, usando un vecchio frammento di metallo come stilo, rimase a bocca aperta.
"Kael... questo è..." balbettò, gli occhi sgranati mentre leggeva i simboli ieratici.
{Kael}
{Livello: 1}
{Forza: I0 -> H55}
{Resistenza: I0 -> H62}
{Destrezza: I0 -> H58}
{Agilità: I0 -> H60}
{Magia: I0}
{Abilità: [Crescita Fulminea], [Potenziale Assoluto]}
{Magia: }
{Valis: 0}
Le statistiche di base erano già alte per un livello 1 appena iniziato, un riflesso diretto del suo "Potenziale Superiore" e degli attributi base del sistema. Ma erano le abilità a lasciare Hestia senza parole.
"C-Crescita Fulminea? Potenziale Assoluto?" mormorò, incredula. "Non ho mai visto abilità del genere... Kael, tu... tu potresti diventare incredibile!"
Kael si mise a sedere, un piccolo sorriso soddisfatto. "Farò del mio meglio per non deluderla, Dea Hestia." Le tue aspettative sono ancora troppo basse, pensò, ma mantenne un'espressione umile.
"Oh, sono sicura che non lo farai!" Hestia era al settimo cielo. Finalmente, un membro! E che membro! "Domani inizieremo il tuo addestramento! Ti porterò al Gilda per registrarti e poi... il Dungeon!"
Kael annuì, il suo sguardo si perse per un momento verso la finestra, da cui si intravedeva la cima di Babel. Finalmente, pensò, una fredda determinazione che brillava nei suoi occhi grigi, nascosta dietro un velo di entusiasmo giovanile. L'ascesa è iniziata. Dentro di sé, fece una promessa silenziosa: avrebbe raggiunto la vetta, non importava il costo, non importava chi o cosa si sarebbe messo sulla sua strada. E avrebbe protetto quella piccola, ingenua dea che gli aveva dato una possibilità, a modo suo. Dopotutto, la lealtà, per Kael, era una strada a doppio senso, anche se lastricata di cinismo.
Capitolo 4: Primi Passi nel Labirinto e Fredda Acciaio
La mattina seguente, Kael si svegliò sentendosi più rinvigorito che mai. La Falna pulsava debolmente sulla sua schiena, un costante promemoria del suo nuovo status e del potere che ora scorreva in lui. Hestia, sorprendentemente energica per essere così presto, lo aveva già trascinato fuori dalla chiesa diroccata, diretta verso la Gilda degli Avventurieri.
La registrazione fu una formalità, anche se l'impiegata della Gilda, una donna elfa di nome Eina Tulle, sollevò un sopracciglio alla vista di un nuovo membro per la notoriamente piccola Hestia Familia. Kael, con il suo solito charme, riuscì a strapparle qualche consiglio utile per i novellini, assorbendo ogni parola come una spugna grazie alla sua "Crescita Fulminea".
"Sei sicuro di voler entrare subito nel Dungeon, Kael?" chiese Hestia, un po' preoccupata, mentre uscivano dalla Gilda. Gli aveva procurato un'armatura di cuoio di seconda mano e un pugnale corto e robusto, il massimo che le sue finanze potessero permettere.
"Assolutamente, Dea. Non vedo l'ora di mettere alla prova le mie capacità," rispose Kael, il suo sorriso radioso. Interiormente, fremeva. Ogni momento passato fuori dal Dungeon era un momento sprecato per la sua crescita.
I primi piani del Dungeon erano relativamente sicuri, più simili a grandi caverne popolate da mostri deboli come Goblin e Kobold. Hestia insistette per accompagnarlo, almeno per la prima volta, più per ansia materna che per reale necessità di protezione.
Il primo incontro fu con un singolo Goblin, armato di una clava scheggiata. La creatura, vedendo Kael, emise un grido gutturale e caricò.
Hestia sussultò. "Attento, Kael!"
Kael non si mosse. Il suo sorriso solare era svanito, sostituito da un'espressione di fredda concentrazione. Mentre il Goblin si avvicinava, il mondo sembrò rallentare ai suoi occhi. Ogni movimento del mostro, ogni contrazione muscolare, era chiara e prevedibile. Fece un passo laterale quasi pigro, evitando la clava con facilità, e il suo pugnale scattò in avanti. Non ci fu esitazione, non ci fu emozione. Solo un calcolo preciso. La lama affondò nel collo del Goblin con un suono umido. Il mostro cadde a terra, trasformandosi in polvere nera e lasciando cadere una piccola pietra magica.
Hestia lo fissava a bocca aperta. "K-Kael... sei stato incredibile! E così... veloce!"
Kael si voltò verso di lei, il sorriso solare di nuovo al suo posto. "Grazie, Dea. Sembra che l'allenamento stia dando i suoi frutti." Non menzionò il fatto che non aveva avuto alcun vero allenamento. Era puro istinto, amplificato dal suo potenziale e dalla sua crescita accelerata.
{+5 Punti Esperienza}
{Nuovo Titolo Acquisito: Uccisore di Goblin (Minore)}
{Punti Attributo Disponibili: 1 (dal Sistema, per il primo combattimento significativo)}
Kael notò il messaggio del sistema. Un punto attributo. Interessante. Decise di tenerlo da parte per ora.
Continuarono per un paio d'ore. Kael si muoveva con una grazia e un'efficienza che sbalordivano Hestia. Affrontava i mostri – altri Goblin, qualche Kobold solitario – con una spietatezza glaciale, i suoi colpi sempre precisi, sempre letali. Non c'era traccia di paura o esitazione nei suoi movimenti. Solo quando si rivolgeva a Hestia, per rassicurarla o per chiederle qualcosa sul Dungeon, il suo atteggiamento tornava ad essere quello del ragazzo carismatico e un po' ingenuo.
Questa dualità non sfuggì completamente alla dea. Vedeva la freddezza nei suoi occhi durante il combattimento, la precisione quasi disumana dei suoi attacchi. Era diverso da come si mostrava fuori dal Dungeon. Ma vedeva anche la sua gentilezza verso di lei, la sua determinazione. Forse, pensò, era semplicemente un talento naturale per il combattimento.
Mentre stavano per decidere di tornare in superficie, sentirono delle voci rozze provenire da un corridoio laterale.
"Ehi, guarda un po' qua! Un pivello e la sua... nonnina?"
Tre avventurieri, probabilmente di livello 1 ma con più esperienza di Kael, emersero dall'ombra. Avevano un'aria strafottente e guardavano Hestia e Kael con disprezzo.
"Cosa ci fa una bellezza come te con un moccioso del genere, eh?" disse il capo, un tipo tarchiato con una cicatrice sulla guancia, facendo un passo verso Hestia con un sorriso lascivo.
Hestia si irrigidì, stringendo le mani di Kael. "Lasciateci in pace."
"Oh, la micetta tira fuori gli artigli?" ridacchiò un altro.
Il sorriso di Kael, che era rimasto educato ma distante, si spense completamente. I suoi occhi grigi divennero lame di ghiaccio.
"Vi consiglio di andarvene," disse Kael, la sua voce piatta, priva di ogni inflessione. "Ora."
Il capo rise. "E chi ci costringerebbe? Tu, piccoletto?"
Kael non rispose a parole. Si mosse. La sua velocità, già notevole, sembrò esplodere. Prima che il capo potesse reagire, Kael gli fu addosso. Non usò il pugnale. Un pugno secco e preciso lo colpì alla mascella, facendolo barcollare all'indietro con un grido di dolore. Gli altri due cercarono di intervenire, ma Kael era una furia fredda e controllata. Parò un fendente goffo, usò la spinta dell'avversario per sbilanciarlo e lo atterrò con uno sgambetto. Il terzo, vedendo i suoi compagni neutralizzati in pochi secondi, indietreggiò, il volto pallido.
Kael si avvicinò lentamente al capo, che si stava rialzando a fatica. "Non tollero la maleducazione," sibilò, la sua voce così gelida da far accapponare la pelle. "E non tollero che si manchi di rispetto alla mia Dea." Afferrò l'uomo per la gola, sollevandolo leggermente da terra. Gli occhi del tipo si sgranarono per il terrore. "Se vi rivedo, o se sento che avete infastidito qualcun altro, vi garantisco che il prossimo incontro sarà molto, molto più spiacevole."
Lasciò andare l'uomo, che cadde a terra tossendo. I tre si affrettarono a raccogliere le loro armi e a fuggire, lanciando occhiate terrorizzate a Kael.
Solo allora Kael si voltò verso Hestia. Il suo volto si addolcì istantaneamente, tornando all'espressione solare e un po' preoccupata. "Stai bene, Dea Hestia? Ti hanno fatto del male?"
Hestia era ancora sotto shock, non tanto per la minaccia degli altri avventurieri, quanto per la trasformazione di Kael. Aveva visto un lato di lui che non conosceva, un lato spietato e incredibilmente efficiente. Ma c'era anche una strana sensazione di sicurezza. L'aveva protetta.
"S-sì, sto bene, Kael. Grazie," mormorò. "Sei stato... formidabile."
"Sono contento che tu stia bene," disse Kael, sorridendole. "Forse per oggi può bastare. Torniamo in superficie."
Mentre si incamminavano verso l'uscita, Kael aprì mentalmente il suo pannello di sistema.
{Punti Attributo Disponibili: 1}
{Distribuisci Punto Attributo in Destrezza}
{Destrezza: 15 -> 16 (Base Sistema)}
Un piccolo miglioramento, ma costante. La sua Falna avrebbe poi amplificato questi attributi base. La strada era lunga, ma ogni passo, ogni combattimento, ogni punto esperienza lo avvicinava al suo obiettivo. La freddezza e il cinismo erano strumenti, la sua facciata solare uno scudo. E Ais Wallenstein... be', per ora era solo un nome sussurrato con ammirazione nelle taverne. Ma un giorno, si ripromise, avrebbe camminato al suo fianco. O l'avrebbe superata.
Capitolo 5: Uno Sguardo Fugace e la Fiamma della Determinazione
Le settimane successive seguirono un ritmo costante. Ogni mattina, Kael si avventurava nel Dungeon, spingendosi un po' più in profondità ogni giorno. Hestia, dopo aver visto la sua competenza e la sua rapida crescita, aveva smesso di accompagnarlo, seppur con una certa riluttanza iniziale. Si fidava di lui, anche se quel lato freddo e spietato che mostrava contro i mostri e i nemici la turbava ancora un po'. Preferiva concentrarsi sul Kael solare e premuroso che tornava da lei ogni sera, portando con sé un bottino sempre più consistente di pietre magiche e drop.
Grazie all'abilità "Crescita Fulminea", i progressi di Kael erano sbalorditivi. Le sue statistiche sulla Falna aumentavano a un ritmo che avrebbe fatto impallidire qualsiasi altro avventuriero di livello 1. Hestia aggiornava il suo status ogni pochi giorni, ogni volta con un misto di shock e orgoglio incontenibile.
{Kael}
{Livello: 1}
{Forza: H55 -> F330}
{Resistenza: H62 -> F355}
{Destrezza: H58 -> G280}
{Agilità: H60 -> G295}
{Magia: I0}
{Abilità: [Crescita Fulminea], [Potenziale Assoluto]}
{Magia: }
{Valis: Accumulati}
Kael non si accontentava. Ogni punto guadagnato era solo un gradino verso il successivo. Passava ore ad allenarsi anche fuori dal Dungeon, affinando le sue tecniche di combattimento con il pugnale, studiando i movimenti dei mostri, e persino leggendo tomi base sulle strategie del Dungeon che riusciva a procurarsi alla Gilda. La sua mente assorbiva informazioni a una velocità prodigiosa.
Il suo carisma naturale gli permetteva di interagire facilmente con gli altri avventurieri di basso livello nelle zone sicure e nelle taverne, raccogliendo informazioni e voci. Molti erano attratti dalla sua personalità solare e dalla sua apparente modestia, ignari della fredda determinazione e del cinismo che si celavano appena sotto la superficie. Quando si trattava dei suoi obiettivi, o di proteggere ciò che considerava suo – al momento, principalmente Hestia e la loro nascente Familia – diventava una macchina calcolatrice e spietata.
Un giorno, mentre si trovava al quinto piano del Dungeon, un'area che iniziava a presentare sfide leggermente più impegnative come i War Shadow o i Killer Ant, accadde qualcosa di inaspettato. Stava finendo un gruppo di formiche giganti, i suoi movimenti fluidi e letali, quando sentì un rumore di battaglia più intenso provenire da un passaggio vicino. Curioso, ma cauto, si avvicinò.
Sbriciando da dietro una colonna di roccia, vide una scena che lo lasciò momentaneamente senza fiato. Una ragazza dai lunghi capelli biondo dorato, vestita con un'armatura leggera blu e bianca, danzava letteralmente in mezzo a un'orda di mostri che Kael non aveva mai visto prima, probabilmente provenienti da piani molto più profondi, forse un "Monster Party" errante. La sua spada, una rapier elegante e scintillante, si muoveva con una velocità e una precisione incredibili, ogni fendente una sentenza di morte. Non c'era un movimento sprecato, non un'apertura nella sua difesa. Era la personificazione della grazia letale.
Kael la riconobbe quasi subito dalle descrizioni sentite: Ais Wallenstein, la "Principessa della Spada" della Loki Familia. Una delle avventuriere di primo livello più forti di Orario.
Era la prima volta che vedeva un avventuriero di quel calibro in azione, e la differenza tra lei e tutto ciò che aveva visto finora era abissale. C'era una calma terrificante nel suo stile di combattimento, un'aura di potere che la circondava. Per un istante, Kael sentì una fitta di... qualcosa. Ammirazione, certamente. Ma anche una fame competitiva, un desiderio bruciante di raggiungere quel livello, di superarlo.
Ais non si accorse nemmeno della sua presenza. In pochi minuti, l'orda di mostri fu annientata. Senza una parola, raccolse le pietre magiche e, con la stessa eleganza con cui combatteva, si voltò e si diresse verso le profondità del Dungeon, scomparendo alla vista.
Kael rimase immobile per diversi minuti, il suono lontano dei suoi passi che svaniva. Quell'incontro fugace, quello sguardo alla vera potenza che esisteva in quel mondo, aveva acceso un nuovo fuoco dentro di him. Il suo "Potenziale Assoluto" non era solo una promessa vuota; era un'arma che doveva affilare.
Tornò in superficie quel giorno con una nuova determinazione negli occhi. Il suo sorriso solare era sempre presente quando interagiva con Hestia, ma dietro di esso, la sua mente era già al lavoro, calcolando, pianificando. Ais Wallenstein era diventata un punto di riferimento, un faro che indicava la vetta che doveva raggiungere.
"Dea Hestia," disse quella sera, mentre la dea contava eccitata il bottino della giornata, "penso che presto sarò pronto per salire di livello."
Hestia lo guardò, sorpresa. "Davvero, Kael? Così presto?" Sapeva che stava crescendo velocemente, ma passare al livello 2 dopo così poco tempo era quasi inaudito.
"Sì," rispose Kael, un sorriso enigmatico sulle labbra. "Ho visto qualcosa, oggi. Qualcosa che mi ha ricordato quanto ancora devo migliorare."
E la migliorerò, pensò, i suoi occhi grigi che riflettevano la luce delle candele con una fredda intensità. Diventerò più forte. Più forte di chiunque altro. Ais Wallenstein... un giorno, il tuo nome sarà pronunciato insieme al mio. E forse, solo forse, sarò io quello guardato con ammirazione.
La funzione multiverso rimaneva bloccata nel suo sistema, un promemoria silenzioso di mondi oltre Orario. Ma per ora, la sua attenzione era focalizzata. Orario era il suo terreno di caccia, il suo campo di addestramento. E la sua ascesa era appena iniziata. La ragazza chiamata Principessa della Spada non lo sapeva ancora, ma un nuovo, implacabile contendente aveva appena messo gli occhi sul titolo di più forte. E lui era disposto a tutto pur di ottenerlo.