> Il giorno seguente, il ragazzo era ancora lì.
Seduto accanto all'ultima colonna, con le ginocchia al petto, come un bambino che aspetta qualcuno che non arriva.
Ma non si lamentava.
Non pregava nemmeno.
Solo… restava.
E nella Casa del Silenzio, quel restare era già molto.
Quando Sariel lo raggiunse, lo trovò con le mani immerse in una ciotola d'acqua. L'aveva trovata dietro l'altare, tra i resti di un'antica fonte ormai secca.
L'acqua era sporca, fangosa. Ma lui la raccoglieva lo stesso.
Stava plasmando qualcosa.
Argilla.
Le sue dita tremavano, ma insistevano.
Sariel si avvicinò. Guardò in silenzio.
Era una figura umana. Rozza, incompleta.
Senza volto.
"Non so fare statue," disse il ragazzo. "Ma se Lui ha creato l'uomo dalla polvere… io posso almeno provarci."
Silenzio.
Poi, con un filo di voce:
"È così che si ama, no? Si prova."
Sariel non rispose. Ma si sedette accanto a lui.
E per la prima volta dopo secoli, le sue ali si piegarono non per pregare, ma per ascoltare.
Fu allora che l'eco lontana di un canto si udì tra le colonne.
Solo tre note.
Poi di nuovo il silenzio.
Ma non era più lo stesso.